Il caffè di Sindona. Un finanziere d'avventura tra politica, Vaticano e mafia by Simoni Gianni & Turone Giuliano

autore:Simoni Gianni & Turone Giuliano [Gianni, Simoni & Giuliano, Turone]
La lingua: ita
Format: epub, mobi, azw3
Tags: Saggistica
ISBN: 9788811620518
editore: Garzanti Libri
pubblicato: 2009-12-14T23:00:00+00:00

Una voce dissonante: il teste Carlo Rocchi

Tra le carte sequestrate nella cella di Sindona vi era anche una fitta corrispondenza tra il bancarottiere siciliano e quel Carlo Rocchi cui si è precedentemente accennato. Ebbene, quella di Carlo Rocchi è senza alcun dubbio una voce dissonante che, almeno nelle prime fasi dell’inchiesta, poteva far propendere per l’esistenza di segreti scottanti ancora custoditi da Sindona.

Nella sua prima deposizione, Carlo Rocchi, dopo aver sostenuto di avere in passato collaborato con una non meglio precisata Agenzia federale americana, ha dichiarato di aver conosciuto occasionalmente Michele Sindona negli Stati Uniti, intorno alla metà degli anni Settanta, e di averlo poi incontrato alcune volte nell’ambito di un superficiale rapporto di amicizia.

Interrotto tale rapporto, anche perché nel frattempo Sindona era stato arrestato, aveva ripreso i contatti con il finanziere nei primi mesi del 1984, dietro disposizione del capo del suo ufficio, recandosi a fargli visita nel carcere di Otisville. Rocchi avrebbe dovuto carpire a Sindona informazioni sulle attività delle famiglie mafiose di New York, soprattutto a proposito della tecnica e dei mezzi usati dall’organizzazione per riciclare gli enormi capitali provenienti da attività criminose.

Sindona - secondo Rocchi - era già stato interpellato a questo riguardo dalle autorità americane e aveva risposto che, se avesse aderito alla richiesta, «sarebbero immediatamente scattati provvedimenti di portata inimmaginabile e le persone coinvolte non avrebbero avuto alcuna difficoltà a individuare nella sua persona la fonte delle notizie. In questo caso i primi a subirne le conseguenze sarebbero stati i suoi familiari che vivevano in America». Ha precisato Rocchi:

Debbo infatti dire che Sindona per la sua famiglia aveva una vera e propria idolatria e uno dei suoi grandi crucci e dolori erano le conseguenze che già allora la sua famiglia stava scontando per causa sua. Egli per nulla al mondo, neppure per la libertà, avrebbe fatto qualcosa che potesse nuocere ai suoi familiari.

La deposizione di Rocchi proseguiva affermando che un giorno, nel suo ufficio a Milano, aveva trovato un biglietto con cui Sindona lo pregava di andare a fargli visita nel carcere di Voghera. Egli era andato in tre occasioni - tra il maggio 1985 e il febbraio 1986 - e Sindona, oltre a fargli le tre incredibili richieste di cui si è già parlato, gli aveva prospettato la possibilità di fare delle rivelazioni e di iniziare una collaborazione con le autorità statunitensi, in ordine agli argomenti che già erano stati oggetto del loro interessamento.56

Lo stesso Rocchi deve però ammettere che nessun passo venne mosso nella direzione indicata da Sindona, sia perché i suoi capi gli avevano sostanzialmente detto di disinteressarsi della vicenda, sia perché Sindona aveva condizionato la sua ipotetica collaborazione all’accoglimento delle assurde richieste precedentemente menzionate, alle quali si era aggiunta l’ulteriore pretesa di una licenza di dieci giorni per recarsi negli Stati Uniti.57 La qual cosa aveva dato a Rocchi la misura «dello scarso equilibrio e della situazione di distacco dalla realtà che Sindona in quel momento attraversava».58

A questo punto è possibile giungere ad alcune conclusioni.

Già i risultati a cui era

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